È possibile parlare di affido, di accoglienza, di apertura nel “tempo della chiusura”? Nel tempo del distanziamento sociale è possibile trasmettere il linguaggio della prossimità, della solidarietà familiare?
Inizia con questi interrogativi il percorso formativo di quest’anno del Movimento Famiglie Affidatarie e Solidali, tra incertezze e cambiamenti. In un tempo apparentemente fermo, ma che ci ha posto di fronte a nuove sfide.
È stato necessario trovare nuovi mezzi, come sottolinea un operatore:
«Partire dalle parole è importante, non possiamo parlare di distanziamento sociale, il distanziamento è fisico: i bisogni sociali rimangono, rimangono i bisogni di affettività dei ragazzi così come il bisogno di donare delle famiglie. È solo necessario trovare nuovi mezzi e strumenti per far sì che questi bisogni possano trovare risposta. Riuscire ad essere un gruppo in rete è stata sicuramente la prima sfida; eppure nonostante la difficoltà della modalità online e la mancanza dei gesti semplici, come porgere un fazzoletto di carta, le famiglie si sono messe in gioco oltre ogni aspettativa dei formatori, creando un clima di profonda intimità. Anche attraverso gli schermi si è colta la complicità nata tra le famiglie; si ringraziavano, si guardavano, incontro dopo incontro ricordavano le condivisioni in piccoli gruppi, le confidenze».
Consapevolezza, condivisione ed empatia: un viaggio – con operatori e famiglie – tra i propri bisogni, sogni ed aspettative, tra acquisizione di conoscenze teoriche attraverso attività esperienziali sulle leggi che regolano l’affido e sviluppo di competenze relazionali attraverso le attività di gruppo. è quanto emerge dalle parole di una delle famiglie partecipanti:
«Mi ha fatto piacere condividere e mettere a fuoco le nostre esperienze ed il nostro vissuto. Ho imparato da ognuno ed ho ammirato il mettersi in gioco. Mi sono emozionata nell’ascoltare gli altri e nel trovare punti in comune, in così poco tempo».
Un percorso per trovare il proprio posto nel grande mondo della solidarietà.