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Un ponte verso il futuro

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Si è concluso “Un ponte verso il futuro”, il progetto realizzato con il contributo della Fondazione Peppino Vismara e in collaborazione con il Borgo Ragazzi don Bosco, volto ad offrire opportunità di crescita personale, umana e professionale di giovani fragili e in difficoltà per contrastare la condizione di esclusione sociale in cui versano.

L’attenzione agli ultimi è sempre stata una prerogativa dell’associazione e del Borgo Ragazzi don Bosco; con l’avvento della pandemia si è registrato un aumento delle richieste di supporto e di inserimento (o reinserimento) nel mondo del lavoro non solo di nuovi ragazzi che si affacciano alla vita adulta ma anche di tutti quei ragazzi che, pur avendo già trovato un lavoro, con la situazione pandemica si sono ritrovati nuovamente in difficoltà.

Questi sono diventati quindi i “nuovi ultimi” ai quali l’associazione ha pensato di offrire, grazie a questo progetto, proposte di formazione di breve durata con l’intento di offrire un bagaglio di conoscenze e competenze di base, spendibili in settori lavorativi specifici. In realtà, già in precedenza l’attenzione dell’associazione era ricaduta su questo ambito, ma ci si è resi conto che bisognava ampliare l’offerta formativa aggiungendo ai corsi brevi di panificazione, di manutenzione e refrigerazione anche quelli di giardinaggio, ristorazione (cucina e pizzeria) e disinfestazione ovvero tutti quei settori lavorativi che corrispondevano all’interesse dei ragazzi ma anche alle richieste del mercato del lavoro e delle aziende che collaborano con l’associazione.

I corsi brevi pensati hanno una forte valenza educativa per il ragazzo nella sua globalità: non solo un percorso formativo ma anche un’azione di sostegno ed accompagnamento nel mondo del lavoro attraverso servizi di orientamento, attivazione di stage, tutoraggio e monitoraggio del percorso intrapreso.

Il progetto ha accolto 50 ragazzi di età compresa tra i 16 e i 21 anni, in cerca di occupazione immediata e ha coinvolto circa 10 aziende che si sono rese disponibili ad accoglierli sia per gli stage che per inserimenti lavorativi.

Per l’associazione, “Un ponte verso il futuro” ha rappresentato una risposta importante a tutta una serie di bisogni sociali che hanno caratterizzato (e lo fanno tutt’ora) questo periodo storico.

Innanzitutto, il rallentamento dell’economia italiana (e il conseguenziale peggioramento delle condizioni economiche e finanziarie) che ha avuto il suo exploit con l’avvento della pandemia ma che in realtà era già evidente prima del Covid. E poi una decrescita, ovviamente, del tasso di occupazione che ha investito soprattutto i giovani con un livello di istruzione basso e alla ricerca del primo impiego. Per non parlare del divario che si è manifestato tra le varie fasce della popolazione proprio nell’ambito lavorativo: mancanza di mezzi e strumenti, mancate capacità di gestire programmi in remoto, assenza di device, assenza di connessioni, ecc.

Insomma, nuove competenze tecnologiche e digitali sono diventate unità di misura per calcolare la distanza tra coloro che avevano opportunità e strumenti per comunicare a distanza e reagire alla crisi e chi non le aveva.

Per questo, all’associazione Rimettere le Ali premeva molto questa progetto: perché era importante (e lo è tutt’ora anche a conclusione dello stesso) prevenire e contrastare le situazioni di disagio, di esclusione sociale rafforzando non solo competenze professionali ma anche, e soprattutto, le risorse personali per permettere ai giovani di avere una buona cassetta degli attrezzi per entrare nel mondo degli adulti.