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Professione futuro

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Si è appena concluso il progetto Professione futuro realizzato insieme a Philip Morris Italia per dare risposte alla condizione di esclusione sociale e lavorativa di ampie fasce di giovani della città di Roma, con particolare riferimento a quanti popolano le sue periferie.

La loro condizione si caratterizza per problematiche quali la dispersione scolastica, lo sfruttamento del lavoro minorile, l’ingresso nel circuito della devianza minorile, l’isolamento determinato dalla loro condizione sociale (come nel caso dei Rom o dei ragazzi stranieri non accompagnati). L’associazione accompagna ogni anno tanti ragazzi in situazione di disagio sociale. Ma con l’avvento della pandemia, le richieste di supporto e di inserimento verso il mondo del lavoro sono state sempre maggiori.

Non solo. Alle nuove richieste, si sono aggiunte anche quelle degli ex ragazzi che avevano trovato una occupazione ma che si sono ritrovati in una condizione di rinnovata difficoltà.

Per questo l’associazione ha ritenuto di attivare alcuni corsi brevi professionalizzanti (pizzeria, potatura e catering), in linea con le esigenze del mercato del lavoro con l’obiettivo di offrire ai ragazzi in cerca di prima occupazione, un’occasione per acquisire competenze immediatamente spendibili nel mondo del lavoro, ma soprattutto di creare per i ragazzi che avevano perso il lavoro, occasioni di riqualificazione per un reinserimento immediato nel contesto lavorativo.

I corsi brevi professionalizzanti, oltre ad offrire una formazione specifica nei diversi settori, hanno avuto una valenza educativa importante, perché i formatori sono stati affiancati da educatori specializzati nel campo del disagio giovanile. Quindi si sono dimostrati come un’opportunità di riscatto dalla propria condizione di povertà.

Il progetto, della durata di un anno e partito a gennaio 2022, ha accolto 139 segnalazioni di ragazzi minorenni e/o MSNA (minori stranieri non accompagnati) provenute da case famiglia, educatori, scuole e genitori; a queste si sono aggiunte alcune richieste provenienti da assistenti sociali per ragazzi con messa alla prova (sospensione del processo con relativo affido del minore ai servizi sociali) nonché richieste spontanee da parte di maggiorenni fino ai 24 anni di età.

Fin da subito, l’attenzione è stata centrata sulla necessità di far emergere nei ragazzi le loro motivazioni e i loro interessi con l’obiettivo di instaurare una relazione di fiducia tale da ragionare insieme sugli obiettivi lavorativi riconciliandoli con le reali richieste provenienti dall’attuale mercato del lavoro.

Il progetto inoltre ha voluto ampliare la rete di aziende e di piccole e medie imprese interessate all’inclusione dei ragazzi più in difficoltà. In particolare, sono state individuate alcune aziende sul territorio che, avvicinate con attività di sensibilizzazione, si sono dimostrate subito disponibili ad accogliere i ragazzi in tirocini e/o con l’intenzione di assumerli con regolare contratto.

Il rapporto di fiducia e collaborazione nato con le aziende del territorio ha quindi favorito l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro ma ha anche contribuito ad una reale inclusione sociale degli stessi attraverso il loro coinvolgimento e la loro collaborazione nel costruire percorsi educativi e formativi. Alcune aziende maggiormente sensibili alle problematiche giovanili sopra sottolineate, si sono assunte anche un impegno sociale che oltre qualsiasi rapporto economico/lavorativo, contribuendo così a creare ed allargare la “comunità educativa” del ragazzo avendo così, su di lui e su tutto il territorio, un significativo impatto sociale.