Essere una famiglia solidale è semplice

Isabella e Alessandro Schedid fanno parte del Movimento Famiglie Affidatarie e hanno scelto di affiancare una famiglia in difficoltà. «Come famiglia abbiamo sempre pensato di lasciare la porta e il cuore aperti all’accoglienza. Così piano piano ci siamo messi in cammino…

–       Forza apparecchiamo la tavola!

–       Siiii!

–       Perché ci sono tre piatti in più?

–       Oggi si fermano con noi anche I, L e H.

Ecco, forse non sono le parole esatte di come è andata, ma più o meno ci siamo.

Forse è meglio che ci presentiamo: siamo Alessandro e Isabella, con noi c’è anche il piccolo Tommaso (che ha due anni) e come famiglia abbiamo sempre pensato di lasciare la porta e il cuore aperti all’accoglienza. Così piano piano ci siamo messi in cammino.

Tutto è iniziato quando un fine settimana siamo partiti con i ragazzi, gli educatori e i volontari della casa famiglia. Destinazione: Cascate delle Marmore. Quanti dubbi e incertezze alla partenza, e quanta ricchezza e pace al rientro! In fondo si sta insieme, così come siamo, debolezze comprese. Poi è stato naturale passare qualche giorno di festa o di vacanza con i ragazzi e gli educatori, insieme come famiglia. Memorabili i Natali con zii, cugini, nonni e bisnonni.
Nel tempo è nata l’esigenza di mettersi in un percorso di confronto con altre famiglie. Abbiamo fatto degli incontri con il Movimento Famiglie Affidatarie e Solidali, abbiamo parlato tanto tra noi, ci siamo confrontati, ci siamo scontrati, abbiamo chiesto con semplicità a Tommaso cosa ne pensasse, e poi eccoci qui.

Siamo una famiglia solidale. La definizione dice: famiglia solidale è una famiglia che si mette accanto ad un’altra, che sta in un momento di difficoltà. Per noi ha voluto dire incontrare anche I. con i suoi due ragazzi. L’assistente sociale del movimento famiglie solidali ci aveva già raccontato, a grandi linee, quali erano le difficoltà e quale era il progetto su questo nucleo, ma la sorpresa e la gioia dell’incontro, avvenuto una domenica sera a cena, è tutta un’altra cosa.

È stato bello ritrovarsi a tavola tutti insieme, scoprirsi vicini (non solo perché la casa era piccola), scambiarsi esperienze sui figli piccoli, chiacchierare di calcio e costruire torri con Tommy; semplicemente come due famiglie che stanno insieme.
Da questo primo incontro sono arrivate telefonate, incontri all’oratorio, alle partite o agli allenamenti di calcio o atletica, e ogni tanto il pranzo della domenica insieme.

È un esperienza ricca di cose belle, ci riempie di gioia, ci arricchisce come famiglia e come coppia. È una cosa semplice che non sconvolge tanto i ritmi familiari, ma che coinvolge tutti, Tommy compreso.

Come famiglia ci sentiamo interpellati a farci vicini a chi si trova in difficoltà, crediamo che essa sia una risorsa importante per la società, che tende ad istituzionalizzare o a escludere i problemi.

Questa esperienza con I. ha fatto emergere nuove risorse e così ”dalla porta aperta” è arrivato anche A, che pranzerà con noi qualche volta in modo da stare un po’ insieme e conoscersi. Come dice la canzone ”aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più…”