8 marzo. Lockdown.
Dopo un primo momento di smarrimento e confusione, subito ci è stato chiaro che non era possibile fermare le nostre attività a sostegno di famiglie e giovani in difficoltà.
La nostra passione, la nostra cura, la necessità di aiutare non è andata in lockdown. Così ci siamo re-inventati, scoprendo nuove modalità di lavorare, cercando di raggiungere virtualmente ogni famiglia e ogni ragazzo nella propria casa, sostenendo le difficoltà e le fatiche che una relazione educativa trova nel rapporto a distanza.
Subito abbiamo pensato “Non molliamo, non lasciamoli soli!”: infatti ci siamo resi subito conto che questo periodo di isolamento avrebbe ulteriormente aggravato alcune situazioni di povertà e fragilità di molti ragazzi e famiglie.
In collaborazione con il Borgo Ragazzi don Bosco, nel giro di pochi giorni, abbiamo avviato il progetto “Nessuna casa è lontana” : con il sostegno e il contributo di singoli cittadini, aziende e fondazioni ci siamo impegnati da subito per dare una risposta alle gravi situazioni sociali scaturite dall’emergenza sanitaria, sostenendo attraverso diverse tipologie di intervento, i giovani e le famiglie in difficoltà, assicurando loro un supporto educativo, pedagogico, scolastico e psicologico continuo. Ogni giorno abbiamo seguito e sostenuto centinaia di ragazzi e famiglie in condizione di vulnerabilità sociale e di fragilità estrema.
Non è stato sempre facile, anche perché in questo periodo di crisi, è emerso con maggior forza quell digital diving che ha ulteriormente marginalizzato le persone con grandi difficoltà Proprio per questo, uno dei maggiori sforzi, è stato quello di far pervenire a ognuno di loro strumenti e accessi di rete per restare sempre collegati.
Superato lo scoglio tecnologico, ad uno sguardo più attento però ci siamo resi conto che c’erano altri bisogni emergenti dalle famiglie in difficoltà: le fatiche quotidiane relative al lavoro (o meglio, all’assenza di lavoro) e ai bisogni primari. E quindi abbiamo avviato anche una campagna di raccolta di generi alimentari per poter contribuire al fabbisogno quotidiano dei nostri ragazzi e delle loro famiglie. E non solo: la chiusura in casa ha fatto emergere un maggiore clima di incertezza, maggiori conflittualità interne, acuendo problematiche già esistenti. Abbiamo notato un disagio psicologico sempre più crescente e preoccupante. Per questo, anche se a distanza, abbiamo avviato consulenze psico-pedagogiche.
Abbiamo sostenuto a distanza tutte quelle famiglie impegnate nell’affido, con incontri individuali, di gruppo e abbiamo avviato anche un lavoro educativo con i ragazzi in affido che hanno particolarmente sofferto di essere chiusi in casa.
Con le prime riaperture, sono stati messi in sicurezza tutti gli ambienti utilizzati allo svolgimento delle nostre attività; alcune di esse ripartono in presenza, a volte un po’ timidamente, cercando di accogliere ed incontrare minori e famiglie in piccoli gruppi, facendo turnazioni e rispettando tutti le indicazioni dei DPCM e delle Linee Guida Regionali.
Una ripartenza che in realtà era già avvenuta durante il lockdown, con nuove modalità, con nuovi orari, con nuove tecnologie ma che ci ha permesso di non lasciare isolati i nostri ragazzi.
E continuiamo ad alimentare le nostre passioni, in attesa di un ritorno alla normalità.