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5×1000 2014: l’associazione finanzia il progetto della Comunità Semiresidenziale del Borgo Ragazzi don Bosco

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Grazie a tutti coloro che hanno donato la loro firma per il 5×1000, potrà essere sostenuto il progetto della Comunità Residenziale

di Angela Garreffa

L’associazione Rimettere le Ali Onlus ha destinato la somma di 23539,13 euro, relativa al 5×1000 dell’anno 2014, per finanziare il progetto di semiresidenzialità rivolto a ragazzi dai 10 ai 16 anni in condizioni di disagio, inviati dai servizi sociali del territorio.

 

l progetto, nato come risposta ad un’esigenza specifica del territorio attento alla tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, si pone l’obiettivo di creare una proficua collaborazione tra i servizi per promuovere un’azione sociale ed educativa a favore del minore e della famiglia.

I locali sono stati inaugurati a gennaio 2016 ma il servizio ha aspettato un po’ a decollare, causa l’ultimazione di alcuni dettagli e l’attesa di tutte le autorizzazioni per l’apertura.

Finalmente, a giugno, sono arrivati i primi ragazzi, 9 in tutto fino ad oggi: sono minori in difficoltà,  vittime della profonda crisi economica e sociale che stiamo attraversando. Appartengono a famiglie multiproblematiche ma sulle quali esistono dei margini su cui poter intervenire in modo tempestivo, affinché la situazione di disagio non degeneri in modo tale da dover indurre l’allontanamento dei minori dalla famiglia di origine.

I giovani accolti, quindi, vivono ancora all’interno della propria famiglia ma trascorrono il loro pomeriggio in un ambiente educativo specifico, quale la Comunità Semiresidenziale. Qui, attraverso lo studio, il gioco e momenti familiari condivisi come il pranzo, imparano a rafforzare le proprie relazione affettive e a costruirsi una rete sociale di riferimento da affiancare alla propria famiglia.

Il termine “semiresidenziale” non è casuale: , è “semi” perché ha bisogno di lavorare in sinergia e in rete in primis con la famiglia e poi con la scuola e le altre realtà educative frequentate dai ragazzi. Nello stesso tempo è “semi” perché nel seme è racchiuso tutto il potenziale della vita affinché porti frutto: il seme ha bisogno di un terreno buono (un ambiente educativo sereno e sano), ha bisogno di acqua e nutrimento  (stimoli positivi nelle diverse dimensioni della personalità), ha bisogno di cura, attenzioni, competenza (educatori, volontari, lavoro personalizzato). Se ci si prende  bene cura dei propri “semi” non ci sarà bisogno di un intervento residenziale per aspettare i fiori e i frutti.